I FUNERALI DI STATO

Martedì 8 Settembre 2009.

Moriva un grande uomo: Mike Bongiorno.

A vederlo la sera prima, nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo all’hotel Metropole di Montecarlo…

Lunedì 7 settembre.

Con lo stesso entusiasmo di chi sta ancora facendo la gavetta, Mike parla del suo nuovo progetto a cena con amici intimi e la moglie Daniela. Non vede l’ora che parta la riedizione del suo quiz più amato, il Rischiatutto, entrato in tutte le case degli Italiani, ed ora aggiornato per Sky e ribattezzato Riskytutto.

Tante idee, la stessa passione degli esordi, la stessa brama di sfide, Mike è ancora pronto a rimboccarsi le maniche e rimettersi in gioco a 85 anni.

Lui che ci ha traghettato dall’Italia dei dialetti all’era digitale, lui che ha inaugurato la televisione italiana con Arrivi e partenze, oggi se ne va, parte, ci lascia. Un amico per milioni di italiani, un padre, un nonno.

E’ un colpo al cuore che lo ha stroncato, quel cuore generoso e vitale a cui ci siamo affezionati in mezzo secolo di Storia d’Italia. Un colpo al cuore per tutti noi. Perché Mike era nelle nostre case, uno di noi, e la sua scomparsa ha strappato dall’animo di ciascuno qualche radice di sé.

La sua salma viene sigillata in un sarcofago. Due fasci di rose e di lilium accompagnano il re dei quiz su una berlina nera, nel suo ultimo viaggio dalla Costa Azzurra verso l’Italia.

Milano, la città che lo ha adottato, è sconvolta. Nessuno vuole rinunciare a dargli l’ultimo saluto.

Giovedì. Sulla bara in mogano un drappo color porpora con una scritta gialla ci ricorda chi era veramente quell’uomo: Allegria!

La bara è esposta nell’atrio della Triennale per la camera ardente. E’ un museo che lo ospita, un po’ perché Mike è un monumento nazionale, un po’ perché è proprio qui che Mike condusse Arrivi e partenze, il primo programma della televisione italiana.

Un fiume ininterrotto di semplici cittadini sorge spontaneo. Il Palazzo dell’Arte interrompe le sue normali attività espositive per non turbare il cordoglio dei tanti visitatori.

Un solo motivo musicale di sottofondo: quel Moonlight Serenade di Glenn Miller che lo aveva accompagnato in un viaggio cruciale della sua vita: su quella nave, il Gripsholm, che lo salvava dagli orrori della guerra, della prigione e dei lager e lo riportava a New York nel 1945. Note di liberazione, di speranza e di libertà.

Lo schermo sopra la bara mostra a ciclo continuo una lunga serie di foto di Mike al lavoro e in famiglia. Non ce lo ricordavamo così bello. Alla fine della carrellata, Mike saluta sorridendo: Allegria!

Il suo pubblico gli si stringe intorno, grato, desideroso di ricambiare il rispetto che il presentatore ha sempre mostrato per gli spettatori. Grato perché Mike si fermava a parlare con tutti. Non si sottraeva mai al suo pubblico, era sempre prodigo di sorrisi, strette di mano e autografi per tutti. Con quell’umiltà che caratterizza solo gli uomini veramente grandi.

La sua famiglia si fa erede di quel calore, del calore di una vera stretta di mano. La moglie Daniela e i figli Michele, Nicolò e Leonardo, rimangono ore e ore in piedi per ringraziare e stringere la mano a chi, insieme a loro, ha voluto bene a Mike. Una famiglia che si riconosce parte di una famiglia più grande, che si allarga all’Italia tutta, dagli anziani ai bambini.

Da tutta la Penisola sono venuti a ringraziarlo, a salutarlo, a rendergli omaggio. Molti vogliono lasciare una firma o un messaggio affettuoso: dalla Calabria, dalla Campania, dalla Sicilia, dal Veneto, dal Piemonte sono venuti per dirgli addio. Non mancano nemmeno gli extracomunitari che in Mike si identificano: anche lui, in fondo, era un immigrato – dicono.

Un Americano speciale, capace di annullare lo spazio fisico che sta tra lo studio televisivo e il divano di casa nostra. Un uomo vicino alla gente perché sa prendere le distanze dall’esperto di turno e sa mettersi dalla parte di chi non sa, ma è desideroso di apprendere. Un uomo vicino alla gente perché della sua sincerità, che non si vergogna di risultare a volte anche inopportuna e goffa, ha fatto il suo marchio di fabbrica.

Per tutti questi motivi Mike si è meritato i funerali di Stato.

Sabato 12 settembre. Esequie di Stato tributate al concittadino Mike, reduce di guerra che ha fatto grande la Patria.

Decine di migliaia di persone si assiepano in Piazza del Duomo a Milano per dirgli addio. E’ commovente e travolgente l’affetto della folla. Una folla strana, perché nessuno ci si perde, ognuno mantiene la sua identità e il suo personale legame con Mike, fatto di affetto, consuetudine, e tanti anni di frequentazione. Già, perché Mike ci faceva sempre compagnia.

Una folla composta la sua, compatta nel suo nome. Come ben sintetizza don Antonio Mazzi: Ci voleva un Americano per mettere insieme tutti gli Italiani.

La gente è unita nella trepidante attesa dell’addio. Applausi senza fine salutano Mike quando entra e quando esce dalla Cattedrale.

Fiorello ci fa ridere tra le lacrime quando, imitando la voce di Mike, dice: Hai visto, Fiorello? Mi hanno dato il Duomo. A Baudo non l’avrebbero mica dato.

Fiorello ci spiazza con una battuta, e non suona inappropriato, perché a Mike piaceva moltissimo ridere. E perché ci faceva ridere. Fiorello conclude con il motto di Mike: Allegria! Ma il fatto che lo pronunci con la sua voce ce lo fa sentire ancora più vicino e lontanissimo allo stesso tempo. Ci rende consapevoli del fatto che Mike ci è stato strappato troppo presto, troppo in fretta.

Mentre il Premier Berlusconi ne esalta le virtù di eroe della Resistenza e combattente per la libertà, con soddisfazione dei partigiani dell’Anpi, Fazio ci ricorda che per lui la famiglia era al centro di ogni cosa. Anche Baudo gli dà l’ultima consacrazione: un fatto è certo, tutti noi che facciamo questo mestiere siamo dei coristi, tu sei stato il solista.

E così Mike è riuscito ad intrattenerci anche nell’estremo saluto. Un ultimo spettacolo, commovente, ma ordinato e composto, come sarebbe piaciuto a lui. Poi l’uomo pubblico torna nella dimensione privata.

Lascia la sua Milano a mezzogiorno, dopo un ultimo saluto alla Rai di Corso Sempione.

Seguendo le volontà di Mike, la famiglia dice no alla compagnia di Alessandro Manzoni, Salvatore Quasimodo e Francesco Hayez. Rifiuta il tempio della Gloria al famedio del Cimitero Monumentale e lo fa tumulare nella tomba di famiglia a Dagnente, sul Lago Maggiore. Accanto alla madre Enrica, che lo aveva riportato in Italia dalla Grande Mela, e accanto ai genitori della moglie, che aveva saputo dargli la famiglia che aveva sempre cercato.

Mike sceglie la semplicità ancora una volta. Sceglie una piccola cappella, pochi amici, delle ortensie ai piedi della bara. E in mezzo a tanta semplicità la sua grandezza risplende in modo anche più prepotente. Così come l’affetto che ha suscitato in tutti noi. Basta vedere l’attaccamento con cui il suo cagnone di 3 anni, Zara, si accuccia accanto alla bara. Da Mike non si vuole staccare, proprio non c’è verso. Così come non ci vogliamo staccare noi.

Numerosissimi passanti continuano intanto a fermarsi davanti alla sua abitazione, chi per farsi il segno della croce, chi desideroso di fare le condoglianze ai familiari. Tutti mossi dallo stesso bisogno di esserci, di partecipare.

Un fan depone sul portone di casa sua un libro di un altro partigiano famoso: Aldo Grasso. Il titolo è Radio e Televisione, ma la parola Televisione è cerchiata e una dedica in pennarello recita: è volata in cielo. Ciao Mike.

Martedì 8 Settembre 2009. Succedeva 10 anni fa.

Moriva un grande uomo. Nasceva un mito: Mike Bongiorno.

Oggi, dopo 10 anni, continuiamo a ricordarlo con affetto e tenerezza.

Ma cosa ci rimane, oltre al ricordo? Ci rimane un modello di vita che ci spinge a non arrenderci mai, a continuare sempre a sperare e lottare. Un esempio positivo che ci incoraggia a batterci per i nostri sogni, assicurandoci che l’unico modo per realizzarli.

E poi rimangono tante lettere, tanti telegrammi, tanti messaggi (quasi 10.000!) dai 34 libri della camera ardente. Ne vogliamo condividere alcuni con voi, perché ci hanno commosso e perché sappiamo che Mike non vorrebbe tenerli in un cassetto.