INFANZIA TRA NEW YORK A TORINO
New York, 1924
Mike nacque il 26 maggio del 1924 a New York, da padre italoamericano, Philip Bongiorno, e madre torinese, Enrica Carello.


Fu così che nel 1930 Mike si imbarcò con la madre con l’idea di andare a vivere a Torino qualche mese. Ci rimase invece per 15 anni, a seguito della soffertissima separazione dei genitori.
Il piccolo Mike si ritrovò improvvisamente trapiantato in un altro mondo. Per vincere la timidezza
si diede coraggio con lo sport, in cui eccelse ben presto, distinguendosi come scalatore e nelle gare
di salto in alto.







La passione per lo sport gli diede la possibilità di lavorare nella redazione sportiva della “Stampa”, mentre studiava al prestigioso Liceo Classico Rosmini. Grazie al caporedattore delle pagine sportive e al primo mentore della sua vita Luigi Cavallero, Mike, inizialmente galoppino con il compito di seguire gli allenamenti del Torino e della sua amatissima Juventus, le corse ciclistiche e le regate sul Po, diventò giornalista.
“PRIGIONIA”
Infuriava intanto la seconda guerra mondiale, e così il giovane Mike si muoveva con il suo lasciapassare tra la redazione del giornale e la sua abitazione finché scelse di diventare staffetta partigiana, partecipando alla Resistenza con grande coraggio.Ma una notte dell’aprile 1944, nel tragitto verso Binn (il punto d’incontro con agenti alleati), si fermò con altri partigiani in una pensioncina di Cravegna, vicino a Domodossola. Ignari della presenza di una spia, si ritrovarono ben presto a vedere in faccia la morte, davanti ad un plotone d’esecuzione nazista. Il passaporto americano, finito nelle mani di un ufficiale della Gestapo, fu la salvezza di Mike. L’ufficiale sospese l’esecuzione e caricò tutti i prigionieri sui loro camion: direzione – carcere di San Vittore.


23 aprile 1944. Cella 89, nel raggio della morte. 64 giorni in isolamento completo. Finito il periodo d’isolamento, Mike rimase nel carcere di San Vittore fino al 26 settembre 1944, procurando le sigarette e un po’ di pane per i detenuti politici, come Indro Montanelli. Quando lo portarono via e si era ridotto a pesare 39 chili – non fu una liberazione, ma l’inizio di un nuovo calvario. Finì prima nel campo di concentramento di Gries (Bolzano), prigioniero 2264, poi nel campo di rieducazione di Reichenau, in Austria, sotto le terribili grinfie delle famigerate donne delle SS. Infine, dopo 2 settimane, il 12 ottobre fu condotto nello Stalag XVIII-A/Z, campo di prigionia a Spittal, in Carinzia, in cui erano stati radunati solo prigionieri americani ed inglesi. Nei primi giorni del gennaio 1945, Mike fu convocato dal comandante del campo: era il numero 1 della lista nello scambio dei prigionieri!
“MIKE E LO SPORT”
Fin dagli anni torinesi, Mike, improvvisamente scaraventato da New York in un altro mondo, trovò un modo per alleviare il suo spaesamento e vincere la timidezza: lo sport. Ben presto si distinse come scalatore e nelle gare di salto in alto, preludio a quel “Sempre più in alto!” che lo rese celebre nelle pubblicità della grappa Bocchino. Indirizzato al tennis da un fisioterapista nel ‘78, dopo essere stato operato al gomito destro, non smise mai di giocare. Ma la sua più grande passione era lo sci, tra le amate montagne, cui dedicò tutta la vita.
“VIAGGI”


