Orto Allegria, il luogo della cura di sé e degli altri

Tutti sappiamo quanto sia piacevole stare in contatto con la natura.

Lo sappiamo da millenni. Nel 1984 E.O.Wilson coniò il termine “biofilia” per sottolineare quella che dalla scienza è stata riconosciuta come una esigenza biologica imprescindibile: siamo geneticamente strutturati per amare la natura. Tenere conto di questa affinità è indispensabile per restare in salute.

Il contatto quotidiano con i suoni, i profumi, i colori, i raggi di luce che filtrano attraverso le foglie, l’aria, il movimento delle fronde e il vento donano un senso di benessere e fanno trovare o ritrovare il buonumore, l’energia vitale ma, anche alleviano lo stress, l’ansia, le preoccupazioni.

Un giardino, un orto o uno spazio verde ben progettato possono aprire nuove prospettive e attivare esperienze per persone fragili o in situazione di svantaggio, rappresentare opportunità per riattivare abilità, accrescere l’autonomia personale, incrementare l’autostima e la fiducia in sé stessi, lavorare in modo cooperativo acquisendo nuove abilità e competenze, promuovere benessere.

La nostra società si basa sul principio costituzionale dell’uguaglianza, delle pari dignità e opportunità di ogni individuo.

Nel vivere quotidiano, tuttavia, alcuni dei diritti individuali inalienabili derivanti da tale principio sono spesso negati: uno di essi è il diritto all’accessibilità ossia alla fruibilità piena dell’ambiente di vita, di scuola, di lavoro. I parametri funzionali adottati nella progettazione – edifici, spazi verdi, mezzi di trasporto, oggetti di uso comune – e nella loro organizzazione si riferiscono a fasce di utenza “standard” che riguardano una bassa percentuale della popolazione complessiva. La conseguenza più immediata è che la maggior parte delle azioni nel quotidiano sono compiute agevolmente solo da alcuni, mentre per gli altri è un continuo scontrarsi con difficoltà più o meno accentuate che di fatto impediscono l’espressione e lo sviluppo delle potenzialità individuali e sociali. Troppi luoghi non sono utilizzabili da persone con disabilità temporanea o permanente: rendere difficile, a volte impossibile, l’accesso ad uno spazio significa implicitamente negare l’uguaglianza sociale riconosciuta ad altri membri della collettività. Benché a livello legislativo l’accessibilità sia stata recepita e tradotta in leggi a partire dal 1971 (legge n.118 – 30 marzo 1971) e decreti (DPR 503 del 24 luglio 1996), solo negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione al tema della progettazione “per tutti” approfondendo il tema della progettazione accessibile e fruibile degli spazi verdi, dei luoghi all’aperto e delle attrezzature per il tempo libero. Le persone, non si sviluppano nel vuoto, ma all’interno di specifici contesti di vita (L’Abate L., Famiglia e contesti di vita. Una teoria dello sviluppo della personalità, Borla Editore, 2003). I luoghi e gli spazi dell’integrazione sono tali quando sono adeguati alla piena partecipazione all’attività educativa, terapeutica o riabilitativa, quando siano possibili il gioco e l’apprendimento e tutti possano goderne i benefici. Raggiungibilità, accessibilità e fruibilità si concretizzano in libertà di agire, di sentire, di osservare, di toccare, di raccogliere dei fiori, di toccare la terra, di seminare, di provare e di sperimentare.

Nel mondo esiste una nutrita evidenza scientifica che rimarca l’importanza del rapporto uomo-natura e di come l’interazione con il verde sviluppi una sensazione di benessere forte e profondo, sia un valido fattore di prevenzione psicofisico, migliori il benessere psicologico e mentale, abbassi gli stati di stress psicofisiologico (Ulrich, R.S. “View Through a Window May Influence Recovery from Surgery.” Science, Vol. 224, pp. 420-421, 1984), abbia un forte potere rigeneratore-riparatore, aumenti la memoria e la creatività, favorisca l’attenzione e la concentrazione, rigenerando l’attenzione (Kaplan, S., Kaplan, R., The restorative benefits of nature: Toward an integrative framework.Journal of Environmental Psychology, Volume 15, Issue 3, September 1995, Pages 169–182, 1995), affini l’utilizzo dei sensi, stimoli l’intelligenza, attivi importanti dinamiche relazionali, fornisca occasioni di autonomia e incremento dell’autostima e pur non essendo un farmaco possa divenire un valido complemento e contesto di cura (Borghi C., Il giardino che cura, Giunti Editore, 2007).

Non tutte le attività nel verde possono definirsi terapeutiche.

Secondo la AHTA (Associazione Americana di Ortoterapia) L’Horticultural Therapy (HT) è una terapia complementare che può affiancare terapie ufficiali. Consiste in attività di giardinaggio, orticoltura, cura delle piante con l’affiancamento di operatori esperti e debitamente formati (ortoterapeuti) al fine di ottenere risultati (monitorataggio e valutazione degli obiettivi necessari) per le persone con disagi/disabiità o che hanno avuto storie di marginalità e svantaggio. Poggia i propri fondamenti nella relazione Uomo-Pianta (Botta, 2015; Bruce & Folk, 2015).

La pratica inizia ad essere riconosciuta nella sua efficacia negli Stati Uniti dalla fine del ‘700 quando il Dr. Benjamin Rush dichiara che il giardinaggio giova alle persone che soffrono di disturbi psichiatrici (Park Brown et al., 2004).

Tra gli anni 70 e 80 vengono prodotti contributi scientifici decisivi affinché la pratica venga riconosciuta come tale e si distingua da attività ricreative e acquisisca credibilità anche in ambito accademico

  • Biofilia di Edward O. Wilson – Il profondo legame tra gli uomini e gli altri esseri viventi sia il frutto di una coevoluzione genetica che ha impresso nei nostri geni un legame istintivo con la natura
  • Gli studi di Roger Ulrich Pubblicati su Science (1984) provano l’influenza degli stimoli naturali sul recupero da situazioni di stress psico-fisico di pazienti in post operatorio ricoverati in camere affacciate o meno su un giardino
  • Le teorie della Riduzione dello Stress (SRT) e della Rigenerazione dell’Attenzione (ART) di Rachel e Stephen Kaplan Che evidenziano i benefici per la salute derivanti dall’esposizione al verde.

Il progetto Orto Allegria affonda le sue basi progettuali su queste teorie.

Nel 2022 dalla disponibilità e visione della Fondazione Mike Bongiorno, dall’esperienza in ambito agricolo e sociale di Paolo Montanari e da quella dei progetti sociali e educativi dell’Azienda Agricola Biomatto e La yurta nel bosco, nasce l’idea di condividere uno spazio agricolo per il benessere e lo sviluppo della socialità in persone svantaggiate

Dopo la bonifica e la messa in produzione nel 2021 di un terreno (recintato, con ingresso autonomo, una serra fredda e fermata dei mezzi di trasporto vicina) di circa 500 mq a Dagnente, è stata tale e tanta la connessione con questo luogo che la Fam. Bongiorno ha pensato di mettere il terreno e la struttura esistente a disposizione della città di Arona, così che l’orto – condotto secondo le tecniche del biologico – non sia più solo uno spazio destinato all’autoconsumo familiare, ma sia in uso ai Servizi Sociali perché le persone inviate possano trarre un benessere in termini di salute e occupazione.

I gruppi frequentanti sono 3 che si alternano nei due orti di Dagnente e Lesa per 3 giorni a settimana con attività di 2 ore circa progettate, condotte e monitorate da un agronomo e da una ortoterapeuta.

Il programma delle attività è ampio e variegato: dalla preparazione del terreno, alla predisposizione delle parcelle, alla semina, al trapianto, al monitoraggio della crescita della pianta, alla raccolta, alla vendita dei prodotti coltivati e alla loro trasformazione per essere cucinati e consumati insieme.

Non meno importante è la gestione del sé e del rapporto con gli altri, l’ascolto delle emozioni, la percezione della fatica, i movimenti a volte faticosi, lo stare sotto il sole o il ripararsi da una pioggia improvvisa, il prendersi cura di ogni forma di vita soffermandosi a volte sull’osservazione e l’ascolto, il prendersi un tempo e uno spazio per stare semplicemente seduti sull’erba.

Le attività hanno lo scopo di sostenere e migliorare la qualità di vita, il benessere di corpo e mente e l’autonomia, di passare dall’essere assistiti alla capacità di prendersi cura di un luogo e del territorio a cui quel luogo appartiene. Gli obiettivi tengono conto delle abilità ma, anche dei desideri e delle passioni delle persone in modo che i benefici possano ricadere nell’area fisica, cognitiva (apprendimento, memoria, logica..), psico-sociale (relazioni, lavoro in gruppo, autostima, motivazione), linguistica- comunicativa (Sarno, M. T. & Chambers, N,. A horticultural therapy program for individuals with acquired aphasia. Activities, Adaptation & Aging, 22, 81-90, 1997).

L’Orto Allegria è un luogo salutogenico:

  • Un luogo sicuro dove le persone imparano a far parte di una comunità in uno spazio in cui non vengono giudicate, ma accolte e rispettate.
  • Accogliente e piacevole (pensato e progettato)
  • Accessibile, fruibile, adattabile
  • Sa rispondere con flessibilità agli standard richiesti dall’attività e alle esigenze delle persone che lo frequentano
  • Idoneo ad un uso collettivo (per stare insieme e condividere), ma possa nel caso favorire riservatezza e privacy
  • In grado di offrire spunti e opportunità
  • Che ci riporta ai ritmi biologici fondamentali della vita
  • Ci offre una narrazione ciclica: le stagioni si ripresentano e abbiamo una sensazione di ritorno, in cui alcune cose cambiano e altre restano uguali

Qualche numero:

  • 3 gruppi eterogenei per età con disabilità fisica/cognitiva o con situazioni di svantaggio sociale
  • 6 ore di attività settimanali (da febbraio a dicembre)
  • 1 progetto di alternanza scuola lavoro (per un ragazzo fragile)
  • Borse lavoro
  • Produzione e raccolto prodotti 900kg (frutta e verdura)
  • Prodotti trasformati 100 kg
  • Coinvolgimento di volontari
  • Rete con associazioni del territorio che si occupano di reintegrazione sociale e lavorativa di persone con storie di dipendenza o di carcere

Una infinità produzione di FIL – Felicità Interna Lorda!

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