Lo sport è il grande filo rosso nella vita di Mike, sia per le doti di fair play che ha sempre caratterizzato il suo lavoro, sia perché la pratica sportiva, da ragazzo, lo ha aiutato a superare la timidezza e l’ha portato al lavoro del giornalismo. È sul campo di atletica di Torino, intorno al 1940, dove si sta affermando come campione regionale di salto in alto con 165 centimetri, che incontra Luigi Cavallero, caporedattore sportivo de “La Stampa”. La passione per la montagna, come scalatore e sciatore, lo porta nelle file della Resistenza. Da presidente del Club Topolino promuove un torneo tra giovani sciatori. Sulle piste da sci è uno spericolato: per un incidente occorsogli a San Silvestro 1961 sulla pista di Bardoney a Cervinia dovrà presentare Caccia al numero con la gamba ingessata. Ricapiterà nel 2002 praticando lo sci di fondo a Cervinia per dedicarsi esclusivamente, una volta guarito dalla frattura al femore, alla pratica dello sci di fondo in Engadina. Ma la sua montagna del cuore rimarrà il Cervino, e a Cervinia gli verrà dedicata una statua: il Mike sciatore, che pronuncia il suo “sempre più in alto!” e che continua ad attrarre centinaia di turisti per una foto. Anche l’elemento acquatico è presente nella sua vita: è un pioniere delle immersioni subacquee, facendo immersioni test con l’ingegner Victor De Santis, Egidio Cressi e Duilio Marcante e partecipando negli anni sessanta ad alcuni recuperi archeologici nelle Eolie, dove ha una casa a Vulcano e ama girare con la sua barca. Ama anche l’ippica: da fantino si è presentato un sabato al Musichiere, il 21 giugno 1958, dopo aver vinto una corsa al trotto all’Ippodromo di Villa Glori. Tanto che la Furga produce un bambolotto-Mike fantino, oltre le versioni presentatore e sciatore. Ma l’impresa sportiva più intensa di Mike l’ha compiuta a 77 anni: partecipa a una spedizione al Polo Nord con il suo amico Lino Zani, maestro di sci di Giovanni Paolo II.