Il piccolo Michael, figlio primogenito di Philip Bongiorno e di sua moglie Enrica Carello, passa i suoi primi anni nella casa newyorkese, in 65 W 12th Street, vicino a Washington Square; rimane indelebile il ricordo di lui bambino sulle spalle del padre, mentre assiste, all’angolo della Quinta Strada, alla parata del Columbus Day, il 12 ottobre. Trascorre un’infanzia agiata a Manhattan, nel nuovo appartamento al dodicesimo piano con vista sul Central Park sull’88th Street, finché la famiglia viene travolta dalla crisi economica del 24 ottobre 1929, il famigerato “giovedì nero” del crollo di Wall Street. La madre lo porta in Italia con l’idea di trascorrere un breve periodo a Torino, ricongiungendosi alla famiglia d’origine, mentre il padre prova a rimettere in sesto le loro finanze. A Torino Michael è ospite nella casa di via Marenco degli zii Nicolò Oneto di S. Lorenzo, generale dei Bersaglieri, e Giuseppina: la sua unica compagnia è il cane Bobi. Bambino ipersensibile, perfettamente bilingue, fa la Comunione e la Cresima e rivede il padre nel corso dei suoi viaggi estivi in Italia nei primi anni trenta. In queste occasioni Philip ha anche un colloquio con Benito Mussolini per le sue attività politiche con i Sons of Italy. Già poco interessato al fascismo, Philip ne prende nettamente le distanze dopo le leggi razziali del 1938, manifestando una forte criticità nel contesto della politica degli italo-americani a New York. Rimessosi in sesto, Philip richiama la moglie e il figlio negli Stati Uniti nel 1934, ma la moglie chiede la separazione e resta in Italia con Michael. L’ultima occasione in cui vede i genitori insieme è una vacanza a Ortisei, in Val Gardena, che rimane un altro ricordo indelebile della sua infanzia. Nel 1938 Michael entra al ginnasio dell’Alfieri e sfida la sua timidezza, dovuta in parte anche alla sua miopia, dedicandosi a vari sport, come sci e atletica leggera. Scopertosi un buon saltatore in alto, diventa campione regionale e viene intervistato dal caporedattore sportivo de “La Stampa”, Luigi Cavallero, che lo assume come “galoppino”, dato che con l’ingresso dell’Italia in guerra (10 giugno 1940) la redazione è sguarnita. Ogni pomeriggio Michael dedica un paio d’ore a scrivere i resoconti delle gare di ogni sport, in particolare il calcio, visitando gli allenamenti del Torino allo stadio Filadelfia e quelli della sua squadra del cuore, la Juventus, firmandosi “M.B.”; il primo resoconto, Liete previsioni in campo atletico, risale al 5 maggio 1943.